La figura strategica dell’intermediario ambientale
In Italia, secondo il Rapporto Rifiuti Speciali 2023 pubblicato da ISPRA, ogni anno vengono gestiti oltre 165 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, generati da settori come l’industria, l’artigianato, il commercio e l’agricoltura. Circa la metà di questi proviene da attività di costruzione e demolizione ed è classificata come non pericolosa. Seguono i rifiuti provenienti dal trattamento delle acque reflue e i materiali metallici. Gestire questi volumi richiede molto più di un semplice smaltimento: serve un’organizzazione precisa e coordinata.
Ed è qui che entra in scena una figura poco nota ma cruciale: l’intermediario di rifiuti. Il suo compito è pianificare e ottimizzare l’intero processo di gestione, assicurandosi che ogni fase – dalla produzione allo smaltimento finale – sia conforme alle leggi e attenta all’ambiente.
Chi è e cosa fa l’intermediario
Secondo la normativa (art. 183, comma 1, lett. l) del D.Lgs. 152/2006), l’intermediario è colui che organizza il recupero o lo smaltimento dei rifiuti per conto di terzi, senza detenerli fisicamente. In pratica, si muove tra chi produce i rifiuti e gli impianti che li trattano, selezionando fornitori affidabili, strutture certificate e curando tutta la documentazione necessaria per garantire trasparenza, tracciabilità e rispetto delle normative.
Come spiega il professor Marco Frey dell’Università Sant’Anna di Pisa, “l’intermediazione consente di ottimizzare i percorsi logistici, abbattendo i costi e riducendo l’impatto ambientale. In un contesto normativo complesso, rappresenta un elemento strategico per la conformità alle regole”.
Cosa dice la ricerca
La letteratura scientifica conferma il valore di questa figura. Uno studio pubblicato nel Journal of Cleaner Production (2022), dal titolo “Waste Management Logistics:
Challenges and Innovations”, evidenzia che un intermediario competente:
- migliora l’efficienza della logistica dei rifiuti,
- incoraggia pratiche legate all’economia circolare,
f- acilita l’adozione di soluzioni di trattamento più sostenibili.
Un’altra ricerca dell’Università di Padova (Environmental risk and waste intermediaries: an Italian regulatory perspective, 2021) sottolinea che, in assenza di una figura centrale che coordini la gestione, le aziende rischiano maggiori problemi legali e finanziari.
Una professione da valorizzare
Nell’ambito della transizione verso un’economia circolare, l’intermediario ambientale è una figura chiave. Ha il potenziale per trasformare i rifiuti in risorse e per affrontare le criticità come opportunità di innovazione.
Eppure, il suo ruolo è ancora poco conosciuto e spesso considerato solo burocratico. È giunto il momento di riconoscerne il valore strategico, puntando su formazione certificata, maggiore professionalizzazione e visibilità.
Come scriveva già nel 2009 il professor Paolo Masoni di ENEA:
“Non c’è sostenibilità senza una gestione intelligente dei rifiuti. E non c’è gestione intelligente senza una figura che sappia unire competenze tecniche, conoscenza normativa e visione d’insieme.”
Quella figura esiste, ed è l’intermediario ambientale.